Salvatore Giunta.
"Slittamenti" a cura di Bruna Condoleo |
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Presentazione di Bruna Condoleo |
Presentazione di Isabella de Stefano |
Il rifiuto della figurazione, ormai usurata in una società che consuma e violenta l'immagine, rimane esigenza fondante del linguaggio di Salvatore Giunta, basato sull'articolazione dei ritmi e delle sequenze lineari nello spazio. Equilibri che s'infrangono, strutture che scivolano in basso, scompaginate da un'energia esterna, ma improvvisamente ricomposte in precari assetti volumetrici, stimolano nel fruitore inconsuete percezioni visive e mentali. Nella recente produzione di Giunta (2007/2010) esiste, a mio avviso, una vena ludica che si collega al concetto di gioco, in parte regolato da leggi precise, in parte lasciato al caso: come fossero castelli di carta che, sconvolti da un colpo di vento, crollano per l'inconsistenza degli equilibri, i piani di ferro acidato delle sue opere rivelano un'autonoma capacità di incontrarsi, scontrarsi e ricostituirsi con insospettabile leggerezza, quasi che la durezza della materia non possa interferire minimamente con il movimento delle forme. Da sperimentatore infaticabile delle potenzialità della materia, l'Artista utilizza carta lavorata a mano, sabbia, metalli, ma anche materiali poveri di scarto, come lamiere di ferro, appositamente arrugginite; l'opera finita scompagina la sua reale natura, assumendo consistenza ingannevole, esaltando la percezione cromatica, giocando con inediti dinamismi.
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Ho conosciuto Salvatore Giunta in occasione della sua personale “ Poetica del segno”, ospitata nella Galleria della Biblioteca Angelica dal 18 maggio al 5 giugno 2010. Creativo e abile nel coniugare con estrema raffinatezza la materia artistica con suggestioni letterarie e poetiche, Salvatore Giunta ha portato in Angelica la sua inesauribile creatività, mostrando di saper coniugare abilità tecnica - come dimostra la capacità con cui manipola e trasforma i suoi materiali - ed estremo, controllatissimo rigore compositivo, tipico di una vocazione architettonica, che si lascia facilmente conquistare da un genio artistico. In questa nuova personale, Salvatore Giunta controlla ancora una volta il suo spazio e lo manipola “per sottrazione”. Salvatore non aggiunge e non riempie, ma anzi elimina e sottrae, con una filosofia e una purezza quasi zen. Gli ambienti delle sue creazioni sono ampi, imbevuti di aria e di luce: le sue opere infatti si muovono nello spazio, lo attraversano senza invaderlo, lo racchiudono e al contempo lo escludono, lo dilatano e lo contraggono, in una continua, perenne metamorfosi. Sono opere che non possono essere racchiuse in uno spazio circoscritto, poichè interagiscono con l’esterno, suscettibili, in maniera imprevedibile, di un costante cambiamento, che le ricrea e le riformula ogni volta. Alle sue figure geometriche Giunta sottrae anche il peso e la forza di gravità: cosa sono se non presenze-assenze di un vuoto cosmico, dove si disperde il peso della materia e dove invece la forma si libera in tutta la sua forza? Slittamenti è il titolo della sua nuova mostra, anche se il termine compare fin dagli anni Novanta, quasi a sottolineare il ritorno di un amato leit motiv nella sua esperienza artistica. “Slittamenti” sono i piani che si intersecano nello spazio, muovendosi in un equilibrio instabile ed estremamente provvisorio, oppure sono le lamiere consumate e acidate che si appoggiano, quasi in una danza ritmica, sulle fluttuanti e sfuggenti sfere cromate; “slittamenti” sono anche le tavole, manipolate con la sabbia e con la carta, percorse, quasi ferite da un tondino di ferro, che solo all’apparenza sembra sostenere il quadro. Tutto si muove dietro l’apparente, illusorio immobilismo. Ed è proprio in questa continua tensione dinamica, alternata tra cadute e frenate, tra forme curve estremamente morbide e linee geometriche così essenziali e lineari, che si gioca l’ambiguo, affascinante gioco di Salvatore Giunta. Emerge nella sua opera una tensione di forze e movimenti opposti e contrari, la stessa tensione dialettica che emerge anche nel contrasto tra la morbidezza della carta o della sabbia bianca della Sardegna e la barriera impenetrabile del vetro, del ferro o dell’alluminio, quasi a sottolineare che l’unità della sua opera risiede proprio nella capacità di coniugare, in una convivenza certamente non forzata, la varietà degli opposti. |
Salvatore Giunta. "Slittamenti" Galleria Le Opere, 17 febbraio - 26 febbraio 2011 via di Monte Giordano 27, 00186 Roma info@gallerialeopere.it Salvatore Giunta: artsgiunta@libero.it |
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